Le alternative all’intervento di HOLEP sono la TURP ( resezione endoscopica transuretrale della prostata ) e l’adenomectomia prostatica eseguita con tecnica chirurgica tradizionale ( transvescicale, transprostatica o di MILLIN).
L’intervento di HOLEP (Adenomectomia Prostatica con Lase ad Holmio) è un intervento mininvasivo per la cura chirurgica dell’ipertrofia prostatica benigna (IPB), ad oggi “Gold standard” secondo le Linee Guida Europee (EAU) di Urologia.
L’intervento di HOLEP consiste nell’asportazione, mediante enucleazione dell’adenoma prostatico (parte
centrale della prostata che ostruisce il passaggio dell’urina) tramite uno strumento endoscopico che viene inserito per via naturale (dal pene attraverso l’uretra, in anestesia) e l’impiego del laser ad holmio.
La HOLEP ha ormai completamente soppiantato la TURP ( resezione endoscopica transuretrale della prostata ) e l’adenomectomia prostatica eseguita con tecnica chirurgica tradizionale (transvescicale/ATV o transprostatica secondo MILLIN).
L’intervento di HOLEP consente di rimuovere l’ostruzione allo svuotamento vescicale determinato dall’aumento di volume della prostata. In particolare serve per rimuovere la porzione più centrale della prostata, li cosiddetto adenoma prostatico, lasciando la capsula prostatica esterna in sede. L’anestesia può essere spinale (dalla cintola in giù) o generale a seconda del giudizio dello specialista anestesista. La durata dell’intervento è lagata alla grandezza dell’adenoma da enucleare e dalla durezza, legata alla fibrosi interna dell’adenoma stesso.
L’intervento si svolge in due fasi distinte:
ENUCLEAZIONE ENDOSCOPICA con ausilio di laser ad Olmio dell’adenoma. Ia fibra laser, spessa circa 1 mm, consente di trovare il piano tra adenoma e capsula prostatica rendendo possibile una “radicale e soprattutto DEFINITIVA” l’enucleazione dell’adenoma prostatico consentendo di fatto la giuarigione dall’ipertrofia prostatica benigna.
Un a volta enucleato l’adenoma prostatico, questo viene spinto in vescica e viene effettuata
poi l’emostasi.
Questa fase è cruciale per la buona riuscita dell’intervento e soprattutto è una fase che consente, grazie alla dimensioni piccolissime dello strumento e della fibra laser, di poter gestire anche i micro sanguinamenti rendendo l’intervento praticamente esangue.
La seconda fase dell’intervento è la morcellazione intravescicale.
Attraverso lo stesso accesso si introduce il “morcellatore” che non è altro che un cannula con alla punta due lame ed un aspiratore.
Attraverso il movimento oscillatorio delle lame contemporaneamente all’aspirazione l’adenoma prostatico
precedentemente enucleato, viene “morcellato”, ovvero sminuzzato e contemporaneamente aspirato.
Al termine dell’intervento viene lasciato un catetere uretrale per un periodo variabile solitamente da 1 a 2 giorni. Una volta rimosso il catetere la ripresa della minzione spontanea è immediata, il decorso post operatorio è caratterizzato da minima sintomatologia irritativa e possibile incontinenza transitoria legata allo stress dell’ intervento.
La continenza è garantita dal fatto che la tecnica associata alla strumentazione di dimensioni ridottissime, consente una visualizzazione chiara dello sfintere striato esterno e conseguente possibilità di un risparmio integrale dello stesso.
Dopo l’intervento scompare la eiaculazione in circa 8 casi su 10 (cioè non fuoriesce più liquido seminale all’esterno al momento dell’orgasmo) mentre la sensibilità orgasmica viene mantenuta esattamente come prima dell’intervento.
Viene sempre eseguito un esame istologico del tessuto prostatico asportato con l’intervento.