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Queste condizioni vengono descritte come “DISFUNZIONE ERETTILE” (DE) definita come: l’incapacità di raggiungere una erezione atta consentire un rapporto che porti alla reciproca soddisfazione di entrambi i partner. E’ quasi impossibile poter definire accuratamente la popolazione affetta da questa patologia. Di sicuro si è capito che l’incidenza è correlata all’età, e che il problema è molto diffuso nella società occidentale; le stime indicano infatti che solo negli Stati Uniti ne sono affetti tra i 10 e i 18 milioni di persone, se si calcola l’incidenza dell’ordine del 10% nella popolazione generale, nel regno unito 2-3 milioni di persone dovrebbero soffrire di DE.
Un ruolo centrale è assunto dalla cosiddetta “ansia da prestazione” che determina un effetto inibitorio sulle erezioni ed è frequente nei giovani alle prime esperienze sessuali o dopo il verificarsi di un primo fallimento nei rapporti sessuali. Altra causa può essere una scarsa intesa col partner. Difatti qualora la causa sia psicologica vi possono essere notevoli differenze a seconda del comportamento della partner e dell’ambiente in cui si svolge il rapporto; in tal caso spesso la mancanza di erezione è determinata dalla percezione inconscia di rifiuto da parte della partner. La disfunzione erettile di natura psicologica non è una condizione permanente paragonabile ad una malattia o ad un’invalidità; persone che non riescono ad avere la minima reazione erettiva con una partner, possono tranquillamente averne di normalissime con altre; a conferma, la disfunzione erettile di natura psicologica non sussiste in genere nell’autoerotismo. Una recente ricerca italiana ha individuato un significativo legame tra la disfunzione erettile e la difficoltà nel riconoscere ed esprimere le proprie emozioni o alessitimia. Le cause organiche possono essere di tipo endocrino (ipogonadismo, iperprolattinemia, sindrome di Cushing, carenza di somatotropina), di tipo vascolare (sia di natura venosa che arteriosa), di tipo neurologico (Parkinson, Alzheimer, traumi spinali, neuropatia periferica), legati a malattie croniche (diabete, insufficienza renale o epatica), derivanti dall’uso di farmaci (cortisone, psicofarmaci, antipertensivi) o da trattamenti medici (prostatectomia radicale, cistectomia, radioterapia per cancro prostatico), a tal proposito, l’Unità Operativa di Urologia Robotica e Mini-Invasiva di Villa Igea, è all’avanguardia nel trattamento del tumore della prostata potendo contare su tecniche chirurgiche di alto livello come il Robot Da Vinci. Questo sistema chirurgico consente di poter applicare una finezza chirurgica non riproducibile dalla mano umana. Con tale tecnica è possibile un risparmio, parziale/totale (a seconda del grado oncologico del tumore) del fascio vascolo nervoso periprostatico deputato alla funzione erettiva. Con appropriati protocolli è possibile ripristinare anche in fase precoce post-chirurgica la vita sessuale di un paziente sottoposto ad intervento chirurgico per tumore alla prostata.
Il paziente viene guidato nel percorso riabilitativo, dal punto di vista clinico fino al raggiungimento di una qualità di vita sessuale soddisfacente.
Sono stati infine riconosciuti numerosi fattori di rischio che aumentano la probabilità di insorgenza di una Disfunzione Erettile tra i quali l’età, il fumo, il consumo cronico di alcol e droghe, la carenza di esercizio fisico, l’ipercolesterolemia e l’obesità.
Terapia medica:
Premesso di aver effettuato correttamente la diagnosi e di aver corretto lo stile di vita del paziente, in base al tipo di disfunzione erettiva (Vascolare o psicogena) si può cucire addosso al paziente la terapia. La terapia psicosessuologica costituisce la scelta della disfunzione erettile psicogena, associata talvolta a somministrazione farmacologica di PDE-5 come sostegno alla psicoterapia stessa.
In caso di Disfunzione erettiva su base vasculopatica vengono direttamente utilizzati i farmaci della classe delle PDE5 (inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5). I principali nomi commerciali dei farmaci di questa particolare classe sono Viagra, Cialis, Levitra e Spedra tutti con caratteristiche simili, ma con tempi di azione diversi, che consentono all’andrologo che ne padroneggia le caratteristiche, di poter prescrivere il farmaco che si adatta più facilmente al tipo di attività del paziente. Tali farmaci inducono la vasodilatazione del pene, amplificano la risposta ai normali stimoli erotici e sono in grado di determinare uno stato di erezione soddisfacente.
Questi farmaci per la disfunzione erettile presuppongono tuttavia che vi sia un normale stimolo sessuale. Non possono essere assunti in concomitanza con i nitroderivati, comunemente impiegati per il trattamento dell’angina pectoris.
In caso la terapia farmacologica per OS (pillole assunte per bocca) non avesse effetto, cosa che avviene in circa il 30% dei pazienti, a causa dei fattori di rischio concomitanti (diabete, ipertensione, alti livelli di colesterolo e trigliceridi) la farmacoterapia intracavernosa (FIC) è il passo successivo. Essa consiste nella iniezione di prostaglandine, che sono farmaci vasodilatatori, direttamente all’ interno dei corpi cavernosi del pene. Questa terapia viene usata da sola (come terapia di secondo livello) in caos di fallimento della terapia con PDE-5, ma può essere utilizzata in associazione con i suddetti farmaci in caso di percorso riabilitativo post intervento chirurgico pelvico maggiore.
La peggiore complicanza derivante da questa terapia è il priapismo (erezione prolungata e dolorosa), che richiede l’accesso in pronto soccorso in regime di urgenza.
Terapia Fisica
Il vacuum device è un apparecchio cilindrico che viene utilizzato per indurre l’erezione. Questo apparecchio è formato da un cilindro di plastica all’interno di cui fa inserito il pene. Attraverso un piccolo motorino collocato all’esteramità dell’apparecchio tesso viene aspirata tutta l’aria all’interno del cilindro che determinando pressione negativa, attira sangue venoso all’interno dei corpi cavernosi generando un’erezione
Una volta raggiunta l’erezione un anello elastico viene applicato alla base del pene al fine di impedire il deflusso del sangue mantenendo un’erezione che consenta di avere un rapporto (una volta finito il rapporto, che non deve auspicabilmente essere più di 30 minuti, rimuovere l’anello per evitare lesioni vascolari maggiori del pene)
Terapia Chirurgica
L’ultimo passo nella terapia della disfunzione erettiva è il posizionamento chirurgico di una protesi peniena, che se pur ancora considerata come “Tabù” è una validissima opzione terapeutica, riconosciuta e standardizzata a livello mondiale. Grazie a questo presidio il paziente può a prescindere dai fattori di rischio avere delle erezioni durature e soddisfacenti.
Le protesi peniene sono costituite da due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i “corpi cavernosi”.
Abbiamo 2 tipi di prostesi:
Le prostesi ormai hanno raggiunto un grado di affidabilità molto alto, scarso tasso di infezioni e con i nuovi studi sui materiali scarsissime possibilità di rottura.