L’ipertrofia prostatica benigna è una condizione caratterizzata da un ingrossamento della prostata di natura benigna che può interessare fino all’80% degli uomini tra 60 e 80 anni.
I sintomi non sono dipendenti dalla grandezza della ghiandola, anche una prostata di dimensioni di poco superiori alla norma può provocare disturbi urinari importanti.
I sintomi possono essere di tipo ostruttivo:
Oppure irritativi:
L’aumento delle dimensioni della prostata è una patologia progressiva, che se non curata in tempo può causare oltra alla sintomatologia già citata anche gravi problemi all’apparato urinario in toto:
L’esame delle urine e il dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA) sono esami necessari nel corso di una prima valutazione di un paziente con ipertrofia prostatica.
Alla prima visita sarebbe bene anche l’esecuzione di una uroflussimetria completata dalla valutazione del residuo urinario post-minzionale, che consente una valutazione precisa di quello che è il mitto (getto urinario) e di tutte le sue caratteristiche
Da associare in alcuni casi anche ecografia dell’apparato urinario che consente di valutare e quantificare il residuo urinario post-minzionale, di accertare la presenza di una concomitante patologia vescicale:
L’ecografia prostatica per via transrettale invece è da riservare non a tutti i pazienti, ma solo a quelli candidati ad intervento chirurgico per valutare la volumetria prostatica.
La terapia farmacologica dell’IPB è una terapia sintomatica, nel senso che non “cura” la malattia ma stabilizza i sintomi consentendo al paziente di poter avere una qualità di vita soddisfacente.
L’ indicazione a questo tipo di terapia si ha nei casi di ostruzione lieve-moderata e presenza di disturbi urinari.
Esistono diverse categorie farmacologiche utilizzate: alfa-litici, inibitori della 5-alfa-reduttasi.
I farmaci alfa-litici (tamsulosina, alfuzosina, doxazosina, terazosina, silodosina) posseggono una ottima efficacia sui disturbi urinari con una rapidità di azione che li rende i farmaci più prescritti per l’iperplasia prostatica. Possibili effetti collaterali di tali farmaci: ipotensione, eiaculazione retrograda.
Gli inibitori della 5-alfa-reduttasi (finasteride e dutasteride) agiscono in un periodo di tempo più prolungato (sono necessari almeno 4-6 mesi di terapia continuativa) determinando una riduzione del volume prostatico (circa il 20-25%) che si traduce spesso in un significativa riduzione dei disturbi urinari. Gli effetti collaterali sono per lo più a carico della sfera sessuale (diminuzione del desiderio sessuale).
La terapia combinata (alfa-litici + inibitori della 5-alfa-reduttasi) è indicata nei pazienti maggiormente a rischio di progressione di malattia (volume prostatico > 40 ml e psa >4 ng/ml) al fine di diminuire il rischio di complicanze legate all’ingrossamento della prostata (ritenzione urinaria acuta e necessità di interventi chirurgici )
In caso di fallimento della terapia medica, nel senso che non si ottengono i miglioramenti sintomatologici desiderati (miglioramento del getto urinario, diminuzione della frequenza minzionale notturna e diurna), viene indicata dallo specialista urologo la possibilità di effettuare un intervento chirurgico disostruttivo volto a rimuovere la componente di tessuto prostatico ostruente (adenoma prostatico) permettendo al paziente di recuperare un buon getto e di non affaticare ulteriormente la funzionalità vescicale.