Qual è il miglior intervento per l’ipertrofia prostatica? L’intervento chirurgico di rimozione dell’adenoma prostatico mediante il laser ad Holmio è sicuramente la migliore soluzione, quando si tratta di ipertrofia prostatica.
Parliamo di un intervento endoscopico (ovvero con accesso attraverso dei canali naturali) di ultima generazione, che viene indicato soprattutto in quei pazienti che soffrono di ipertrofia prostatica benigna con associata sintomatologia disurica (nell’emissione di urine con difficoltà) di tipo ostruttivo e talvolta anche irritativo.
Questo tipo di intervento è in grado di accorciare notevolmente quelli che sono i tempi di degenza e tutti i possibili disagi post operatori, in particolare per quanto riguarda la qualità della vita del paziente
Per quanto concerne la tecnica, essa consiste nell’introduzione dello strumento all’interno del canale uretrale, per arrivare poi all’effettiva enucleazione, dell’adenoma prostatico (la porzione più interna della prostata) attraverso l’utilizzo del laser.
L’adenoma stesso viene quindi spinto all’interno della vescica, per poi arrivare ad una riduzione in piccolissimi pezzi (e aspirazione) dello stesso e, successivamente, ad un’aspirazione fino alla completa liberazione della vescica.
La prostata rimanente, a questo punto, privata dell’adenoma che la ostruisce, consente la possibilità di dare una minzione sovrapponibile a quella che si aveva prima dell’insorgenza dell’adenoma stesso.
Il paziente, dunque, con soli 2 giorni di ricovero, e senza il catetere al momento della dimissione, riesce a ritornare in poco tempo ad avere una minzione regolare, con conseguente miglioramento della qualità della vita.
Numerosi sono i vantaggi nell’uso del laser ad holmio nel trattamento dell’ipertrofia prostatica, rispetto alle tecniche tradizionali (TURP ed adenomectomia a cielo aperto).
• Possibilità di trattamento di qualsiasi prostata fino a oltre 200 grammi senza la necessità di un intervento che richieda un taglio;
• Possibilità di trattamento contemporaneo di calcoli vescicali presenti;
• Drastica riduzione delle perdite ematiche;
• Minime complicanze intra e post-operatorie • Minori tempi di cateterizzazione e conseguente degenza (1-2 giorni);
• riduzione dei tassi di re-intervento (1%).
La riduzione delle perdite ematiche rende tale procedura particolarmente indicata in pazienti che assumono terapie anticoagulanti o antiaggreganti ed in pazienti affetti da alterazioni della coagulazione.